Vino bianco per pesce, un classico dell'abbinamento cibo vino
Fate un giro al mercato di Siracusa, nell’isola di Ortigia.
Tra le cantilene stonate dei venditori, i profumi tipici e l’avvolgente odore salmastro, è facile imbattersi nei banchi dove si vende il pesce e sentirsi consigliare il masculinu fresco (acciuga o alice), con la caratteristica colorazione grigio-azzurra del dorso che lo fa brillare alla luce del sole. Pesce povero ed economico, in quanto pesce azzurro è ricchissimo di proprietà nutrizionali che bilanciano la nostra alimentazione, preservano la nostra salute e migliorano il nostro benessere.
Consumato con regolarità, infatti, questo ottimo pesce azzurro, grazie al suo contenuto di acidi grassi polinsaturi Omega 3, aiuta a combattere le malattie cardiovascolari, a prevenire l’invecchiamento precoce, soprattutto neurologico, è un’ottima fonte di proteine e di vitamine del gruppo B, ha un elevato potere saziante e, per questo, consigliato nelle diete dimagranti. Il pesce azzurro, nelle sue tante e diverse varietà, contiene anche iodio che assicura una buona funzionalità della tiroide e ha effetti positivi sul metabolismo.
Vini bianchi per il pesce
il “masculinu da magghia” incontra l’Albanello
In Sicilia, soprattutto nella parte orientale dell’isola, i pescatori riforniscono le nostre tavole di meravigliosi tonni, sgombri, spigole e di masculini da magghia, detti così per via del metodo con cui li pescano: usano, infatti, reti lunghe 300 metri, dalle maglie molto fitte, in cui si impigliano solo i pesci più grandi, ma da cui, invece, i più piccoli riescono a fuggire, per mantenere l’equilibrio naturale e preservare la specie. Pare che questa particolare tecnica di pesca sia molto antica, che se ne trovi testimonianza in Omero e che perfino lo scrittore siciliano Verga ne abbia fatto cenno nei suoi Malavoglia.
Questo pesce, all’apparenza di poca importanza, racchiude una tradizione caratteristica dei borghi marinari del catanese e del siracusano (Augusta). Sembra quasi di vederli, quei piccoli gozzi che, tra aprile e luglio, a notte fonda fendono silenziosi le onde, pronti a calare in mare le tratte (le reti). Il pescato si vende, poi, fresco al mercato oppure si conserva tramite salatura.
Oggi il masculinu da magghia è un presidio Slow Food.
Si può preparare deliscato, infarinato e fritto, tipico piatto dello Street food siciliano. Semplice, gustoso e nutriente, vi consigliamo di abbinare un vino capace di esaltare la cucina tipica siciliana a base di pesce e di incarnare, con la sua storia, parte di quella della nostra terra.
Vino bianco per il pesce
Cosa abbinare al “masculino da magghia”?
Il vitigno Albanello è una delle varietà ampelografiche più rare e meno conosciute in Italia: poche le fonti antiche che possano darci indicazioni sulle sue misteriose origini; scarsi i riferimenti in epoche più moderne, tutte però concordi nell’apprezzare le indiscutibili qualità di questo vitigno, nell’evidenziarne la rarità e i costi elevati dei vini, alcuni dei quali paragonabili a un Barolo di grande pregio.
Nella città di Siracusa, del cui territorio l’Albanello è uno dei vitigni rappresentativi insieme al Moscato di Siracusa e al Nero d’Avola, i primi a recuperare, coltivare e vinificare questo vitigno ammantato di leggenda furono i Landolina nel 1712. Il vino che producevano era un blend di Albanello e Grillo.
Il vino bianco Albanello Pretiosa ha una personalità decisa, un carattere che rimane impresso e una interessante componente aromatica. Si fa scoprire con una bella gradazione e progressione di profumi e fragranze: meravigliose note di macchia mediterranea, ginestra, sambuco che sfociano in piacevoli sussurri di frutta gialla ed esotica e concludere, infine, con una gradevole e fresca carezza floreale.
Un particolare ringraziamento a Gioele Micali, delegato AIS Taormina, per aver suggerito questo abbinamento che abbiamo subito colto ed esplorato!