Il vitigno Syrah e le sue misteriose origini: orientale, francese o siculo?
Il mio orizzonte è l’antico Oriente.
La Persia, attuale Iran, e per la precisione la città di Shiraz, possibile patria del vitigno Syrah, da cui nasco, e di un antico vino di Shiraz, uno dei miei probabili antenati. Converrete anche voi con me che, ancora una volta, il Mediterraneo orientale rappresenta un tramite per la diffusione di importanti culture e colture viticole giunte, nel corso dei secoli, a deliziare, con i loro prodotti, l’Italia e l’Europa.
Facciamo un passo indietro, per ricostruire le origini incerte del vitigno da cui nasco, il Syrah.
Si dice che fosse originario dell’Egitto e che la regina Cleopatra fosse una grande estimatrice di vino Syrah. Nel III sec. d. C., l’imperatore Marco Aurelio Probo, deciso a introdurne la coltivazione in Gallia, durante il suo viaggio di rientro proprio dall’Egitto si fermò con le sue legioni in Sicilia, a Siracusa. I legionari piantarono qui i ceppi importati che attecchirono subito e bene: facile, quindi, collegare il nome Syrah o Sirach proprio alla città di Siracusa.
Abbastanza plausibile, anche, che siano stati i Greci, fondatori di Siracusa, a introdurre tempo prima in terra aretusea questo vitigno a bacca nera.
Anche la Francia, però, rivendica il Syrah.
Autori greci e latini, tra cui Columella, Marziale, Plutarco e Plinio il Vecchio, raccontano di vini molto particolari e famosi a Roma. Avevano un gusto spontaneo, naturale, pungente di pece o catrame e nascevano da un vitigno a bacca nera conosciuto come Vite Allobrogica o Picata. Gli Allobrogi erano un’antica popolazione della Gallia Narbonese, praticavano la viticoltura nella Valle del Rodano e commerciavano vino con Roma. Che fossero vini Syrah ante litteram o semplicemente il frutto di antenati del vitigno ritenuto, quindi, nativo della Francia?
Nel XIII sec., il cavaliere templare Henri Gaspard de Steinberg si ritirò a vita privata nelle terre donategli dalla Regina di Spagna, nella valle del Rodano. Reduce dalla Crociata Albigese, piantò alcune barbatelle di Syrah che aveva portato con sé. Ed è così che il vitigno Syrah – si dice – ebbe nella zona di Tain l’Hermitage, tra le città di Valence e Vienne, la prima area di coltivazione.
Un’altra versione della storia racconta che alcuni Crociati, al loro ritorno dalla Terra Santa, si fermarono presso la cappella di San Cristoforo e qui, nella valle del Rodano, piantarono le talee di Syrah che trasportavano sui loro cavalli.
Secondo il prof. Attilio Scienza, l’etimologia del nome Syrah contiene la radice indoeuropea *ser, che potrebbe indicare il luogo di coltivazione del vitigno: “una pianura ai piedi delle montagne”, forse un riferimento che porterebbe a identificare il Syrah con il vitigno albanese Shesh, originario della zona di Durazzo, simile per caratteristiche genetiche a una famiglia di vitigni che prende il nome di “Serine”.
Anche se, come abbiamo visto, esisteva già da prima con altri nomi, il Syrah compare ufficialmente in Italia nell’Ottocento con il nome di Grosse Serine o Hermitage nella collezione dell’ampelografo mantovano Giuseppe Acerbi; devono passare altri cinquant’anni per trovare riferimento al vitigno in Rovasenda come “Serine-Syrah” e “Syrah dell’Ermitaggio”.
In Sicilia è il Barone Mendola a citare il Syrah con questo nome nel catalogo della sua collezione.
In Toscana, alla fine del XIX secolo, il vitigno è molto diffuso e utilizzato per migliorare il Chianti classico; solo negli anni Trenta si diffonde anche in altre regioni italiane, tranne la Sicilia, dove ancora non vi è traccia di uve Syrah.
Nonostante questo e nonostante il vitigno Syrah sia tra i dieci più diffusi e coltivati al mondo, oggi è proprio la Sicilia a vantare la maggior superficie vitata
Caratteristiche del vitigno Syrah
Il Syrah è un vitigno molto produttivo in zone dal clima temperato e anche in zone molto calde.
Vi dirò di più: resiste bene alla siccità e dona il meglio di sé in zone con temperature elevate e dove c’è molta luce. In Sicilia è molto diffuso ed è spesso vinificato insieme al Nero d’Avola, come nel mio caso. Negli ambienti caldi, infatti, il Syrah mantiene al meglio le sue caratteristiche aromatiche con sentori speziati, di cioccolato e caffè, che sono tipici delle zone mediterranee.
Syrah, vino Fanus: il blend da scoprire
Dopo questa lunga carrellata di notizie storiche, è giunto il momento delle presentazioni ufficiali: il mio nome è Fanus e sono un blend, un vino rosso Syrah secco che nasce da un ricercato matrimonio con il Nero d’Avola. Un connubio che prende il meglio di entrambi i vitigni per esaltare i profumi di rosa, lamponi e ribes nero, le intense note speziate in sottofondo, la delicatezza della mora e della ciliegia e la sensazione di un vino morbido, vellutato, caldo e avvolgente.
Sono un vino da scoprire, ottimo da abbinare a piatti di carne e formaggi stagionati.