Abbinamento vino pizza: agli albori di una tradizione conosciuta in tutto il mondo.
Acqua, farina, sale, pomodoro e olio: la pizza era in origine un piatto povero, fatto di ingredienti semplici.
Era facile da preparare, era economica, si poteva trasportare ovunque e, soprattutto, era deliziosa.
Tra le viuzze e i quartieri popolari di Napoli, la patria della pizza, era il pasto preferito per il pranzo, perché saziava e accompagnava fino alla sera, al punto che molte pizzerie rimanevano chiuse di sera.
Oggi è, di certo, il piatto italiano più internazionale, più mangiato al mondo, più imitato. Ha tantissime varianti ed è il simbolo stesso della convivialità: cosa c’è di meglio di una bella pizza in allegra compagnia?
Con un disco di pasta di pane, in origine, i fornai napoletani testavano la temperatura dei loro forni.
Quello che restava lo donavano o vendevano ai poveri. Siamo ancora agli albori della storia della pizza come noi la conosciamo: in origine, infatti, pizze erano tutte le preparazioni a base di farina di forma tonda, schiacciata o appiattita ed esistevano fin dai tempi più remoti. Nel Medio Oriente, per esempio, le focacce di pane, tonde oppure ovali, bianche e schiacciare, erano un alimento di base, servito insieme ai piatti principali di carne oppure alle verdure.
Il termine “pizza” deriva forse da “pinsa”, la tipica focaccia romana, e dal verbo “pinsere” (pestare, pigiare). Per qualcuno, esiste un legame con il termine greco “pectos” (infornato), da cui a sua volta deriverebbe “pita”, proprio come il “pane piatto” di tradizione greca (“pitta”), ma tipico anche in Arabia Saudita e in Yemen. Anche se alcuni hanno cercato un collegamento linguistico con il mondo germanico medievale, la pizza era certamente una pietanza mediterranea, giunta in Europa dal mondo arabo o per suo tramite: nell’aramaico antico e in siriano, infatti, “pita” e “pitta” significano “pane”.
Fu il carattere popolare della pizza a decretarne il successo e a determinarne la diffusione.
Il mestiere del pizzaiolo risale al 1600 e, inizialmente, non era tenuto in grande considerazione sociale.
Documenti risalenti alla fine del ‘700 fanno riferimento ai “pizzaiuoli” e alle botteghe in cui essi preparavano la pizza che, solo nell’Ottocento, iniziarono a essere chiamate “pizzerie” e si diffusero in tutta la città, sempre più numerose.
Nel Dizionario Universale critico della lingua italiana (curato dall’abate D’Alberti di Villanuova) la pizza era descritta come “una sorta di vivanda, una specie di focaccia”. Ci volle tempo perché la più illustre rappresentante della categoria, la pizza Margherita, nascesse: bisogna aspettare l’arrivo in Europa delle piante di pomodoro, nel 1500, che nel Sud Italia trovarono subito terreni fertili.
Il pomodoro, però, era considerato tossico e coltivato solo come pianta ornamentale. L’uso alimentare risale al 1700 e, di conseguenza, anche la pizza classica, di cui il pomodoro era condimento.
Da questo momento in poi, le pizzerie si diffusero capillarmente. La pizza abbattè confini e superò perfino le rigide barriere tra le classi sociali, non più destinata solo ai ceti popolari, ma apprezzata anche da quelli abbienti, quegli stessi ricchi che, in passato, si vergognavano a consumare la pizza in pubblico.
Abbinamento vino pizza: quale scegliere?
Sì, lo sappiamo: con la pizza, di solito, si consuma una bella birra gelata. Stavolta, però, rompiamo gli schemi, superiamo ogni indugio e scegliamo un abbinamento ugualmente piacevole, alternativo e non pretenzioso: un buon calice di vino.
Se siete tra coloro che, dopo aver letto, consultato e scorso tutto il menù, alla fine scegliete sempre la stessa pizza, la classica Margherita, ecco il nostro consiglio: un vino rosso dai tannini gentili, come il nostro Fanus, un blend di Syrah e Nero d’Avola. Elegante e vellutato, se consumato a una temperatura di circa 16 gradi esalterà la piacevolezza della Margherita che, nella sua semplicità, rimane sempre la regina delle pizze.
Al contrario, le pizze più complesse e strutturate cercano un vino rosso più deciso, con tannini importanti, forte e corposo, come il nostro Nero d’Avola Drus, da consumare a una temperatura ideale di circa 18 gradi.
Per le pizze bianche, l’abbinamento è classico con il vino bianco. Potreste azzardare abbinando al nostro Moscato secco Eileos una pizza con gamberetti, pomodorino e pesto.
Immancabile il dolce, con il nostro passito Jaraya che sposa perfettamente una pizza con Nutella, granella di pistacchi e zucchero a velo.