Albanello: alla scoperta di un antico vitigno siracusano

In Sicilia, il vitigno Albanello era quasi scomparso. Fu riscoperto - se così si può dire - da Mario Soldati negli anni ‘60: mentre viaggiava alla scoperta dei vitigni italiani tipici e delle tradizioni vinicole del nostro paese, fece tappa a Siracusa, dove s’imbattè nei due famosi “carichi”, il Moscato di Siracusa e l’Albanello, vitigni di pregio della nostra isola insieme al Nero d'Avola. Conosciamo meglio questo speciale ambasciatore della nostra terra.
Alla scoperta dei vitigni autoctoni siciliani l’Albanello

Conosciamo l'Albanello, uno dei vitigni autoctoni siciliani più antichi

Albanello siracusano.
Sì, mi chiamavano proprio così, in passato.
So che a me tengono molto, qui, a Siracusa, dove vengo prodotto dal mio storico e antico vitigno.
Talmente antico che, delle mie origini, si sono perse le tracce: sono giunto dalla Grecia, come i miei più noti e celebri fratelli, il Nero d’Avola e il Moscato?
Mistero.
A parte i ritrovamenti archeologici del secolo scorso a Siracusa, tracce di semi di uva che il buon archeologo Paolo Orsi ipotizzò potessero essere appartenuti a un’uva a bacca pianta diffusa su questo territorio, forse proprio l’Albanello, del mio vitigno nulla o poco si sa. Anche perché, a un certo punto della storia, ho rischiato di sparire del tutto dall’orizzonte vinicolo siciliano e dal territorio aretuseo.

Una tradizione di eccellenza in frantumi. Che peccato!

In effetti, l’Albanello è uno dei vitigni autoctoni italiani meno conosciuti e, di conseguenza, anche meno valorizzati.
Sparito dalla circolazione per un po’, solo la ferrea volontà e l’impegno di pochi produttori locali ha permesso che di questo vitigno restasse ancora qualcosa: in questa cantina, oggi l’unica in Sicilia a produrre vino Albanello in purezza, si coltivano circa due ettari di vigneti piantati nel 1998. Da queste uve, nutrite dal caldo sole siracusano e accarezzati dalla brezza marina proveniente dalla vicina costa ionica, nasco io: Albanello, vino leggendario.

L’Albanello ha sempre incuriosito e affascinato non solo per le peculiari caratteristiche organolettiche della sue uve bianche e per i profumi che sprigiona il vino una volta nel bicchiere: da quel poco che si sa e che si ricava dalle sparute fonti sull’argomento, nonostante l’enorme potenziale di questo vitigno, non è mai stato coltivato in maniera intensiva. I vini Albanello come me, erano rari e molto costosi, ricercati, destinati a pochi privilegiati.

Certo è che, già nel V sec. a. C., l’illustre poeta siciliano Epicarmo, cantando nei suoi versi i vini siracusani, accanto al profumato Eloro e al dolcissimo Biblino, esaltava anche me, “l’aristocratico Albanello”. Parole che riecheggiano, molti secoli dopo, nella descrizione di Saverio Landolina Nava (sì, lo stesso studioso che identificò il vino più antico d’Italia, il Moscato di Siracusa). Nella lunga dissertazione sul vino Pollio siracusano sotto forma di lettera destinata al Signor Canonico Andrea Zucchini, egli sostenne che l’Albanello fosse da preferire al Moscato perché più soave, privo di quella “grassa dolcezza” e “più fluido, brillante e delicato”.
Conclude, non senza un certo rammarico, che l’Albanello “è molto raro e forse non è conosciuto fuori dalla Sicilia”.

Si spiega, così, perché fosse considerato un vitigno quasi leggendario, dalle misteriose origini ormai perse tra le ingarbugliate maglie del tempo.
Tra i vitigni antichi della mia terra, l’Albanello è menzionato nel ‘700 come una varietà di vitigni storici di grande valore, tipica del territorio siracusano.
I vini Albanello più noti e apprezzati si producevano a Siracusa e a Floridia, ad Avola e anche a Noto.
Una varietà preziosa e tipica del siracusano da cui, già nel ‘700, nascevano vini bianchi secchi o dolci molto amati e ricercati.
I vini Albanello erano anche molto costosi e difficili da reperire.
Giuseppe Rovasenda, enologo ottocentesco e autore di un’Ampelografia italiana, annoverò l’Albanello tra i “migliori vini liquorosi”, giudizio cui si aggiunse, nel 1879, poi quello di Giovanni Briosi, altro illustre enologo: “l’Albanello non è molto noto in commercio, specialmente all’estero, e pure si potrebbe con esso ricavare il migliore vino asciutto di tutta la Sicilia”. Il racconto di Mario Soldati fornisce ulteriori informazioni: a Siracusa, il primo produttore di Albanello di cui si ha notizia era la nobile famiglia Landolina che, nel 1712, coltivava e vendemmiava uve di questo vitigno e a produrre, per prima, vini da uve Albanello vinificate insieme a quelle di un altro vitigno siciliano, il Grillo. Un altro importante e storico produttore fu, fino al 1950, la Cantina Sperimentale di Noto che – stando alle parole dello direttore Corrado Montoneri, pronunciate nel 1905, in occasione dell’inaugurazione della Cantina Sociale Cooperativa di Vittoria – imbottigliava “bianchi principalmente, come l’Albanello della R. Cantina di Noto, ch’è già conosciuto ed apprezzato, che si può ricavare agevolmente dall’uva omonima, esclusività della plaga, e che sarà ben accetto in più̀ posti… Albanello ch’ è l’orgoglio del mio Istituto”.

Infine, i ritrovamenti archeologici, di cui ho accennato sopra: agli inizi del secolo scorso, mentre conduceva scavi presso la necropoli di Cozzo Pantano a Siracusa, il celebre archeologo Paolo Orsi – cui è oggi intitolato il nostro museo archeologico regionale – rinvenne, tra gli altri reperti, un vaso potorio risalente al 1500 a.C. che, secondo la sua interpretazione, testimoniava la coltivazione di uve bianche da vino della varietà Albanello proprio in questa parte della Sicilia.

Albanello, vino siracusano La preziosa eredità di un vitigno autoctono che rischiava di scomparire

In un vecchio articolo del Corriere Vinicolo del 1958 – “Vini da leggenda” – si racconta di questo misterioso vitigno a bacca bianca che “nacque sul fiorire dell’alba, per rallegrare la partenza di un crociato, poiché i familiari non potevano brindare perché privi di vino”. Negli anni ‘60, toccò all’enologo Luigi Veronelli descrivere l’Albanello come un vino a elevata gradazione alcolica e a ribadirne l’elevato costo: sembra che una bottiglia potesse costare quanto un Barolo molto pregiato. Nel 1978, il giornalista siciliano Giuseppe Coria, esperto di storia gastronomica e vinicola della Sicilia (autore di “Grandi vini di Sicilia” e “Profumi di Sicilia”) ebbe a degustare un Albanello del 1946 e lo descrisse “come uno dei vini bianchi più longevi, con capacità di invecchiamento fino a cento anni”.  Nel secolo scorso, produceva Albanello a Siracusa la storica Casa Vinicola Aretusa, il cui segreto – racconta sempre Soldati – era “il mosto, ricavato da uve 90% Albanello e 10% Grillo”: a gestire l’azienda vinicola – una struttura produttiva all’avanguardia per l’epoca – era Giovanni Bonvicino, padovano di origini e maritato con una nobile fanciulla siracusana appartenente alla famiglia Interlandi-Pizzuti, principessa di Landolina, appartenente alla stessa famiglia proprietaria dei vigneti coltivati ad Albanello nel 1700. In anni più recenti, c’è stato un tentativo di creare una DOC per la tutela e la valorizzazione dell’Albanello, purtroppo fallita a causa della limitata produzione di vini da questo vitigno autoctono.

Il vitigno Albanello: caratteristiche ampelografiche

L’Albanello è un vitigno dalle enormi potenzialità, evidenti già dalle sue caratteristiche ampelografiche: la pianta è forte e vigorosa, con foglie di media grandezza; i grappoli sono grandi e compatti, hanno una medio-bassa fertilità potenziale dei germogli e una buona e regolare produttività negli anni. Gli acini hanno buccia mediamente spessa, di buona consistenza e colore giallo chiaro che tende al dorato se esposti alla luce del sole. Pur non essendo un vitigno particolarmente aromatico, come il Moscato, i vini che, come me, nascono dall’Albanello, riescono a sviluppare nel tempo un peculiare bouquet di fragranze delicate e, allo stesso tempo, intense, capaci di catturare naso e bocca.

Il vino Pretiosa, Albanello di Siracusa

Sono un vino longevo, piacevole da giovane e vivace e sfaccettato quando sono più maturo.
Fresco ed elegante, resto impresso al naso e al palato: sono un vino che non si dimentica facilmente, prezioso come il nome che mi è stato dato in questa cantina.
In un calice del mio nettare sperimenterete e riconoscerete le caratteristiche che rendono speciale il vitigno Albanello: il colore giallo paglierino con venature dorate, la personalità decisa, esaltata dai profumi intensi di macchia mediterranea, di oleandro, ginestra e sambuco, di frutta gialla e tropicale, come l’ananas e la banana, che emanano da un delicato sottofondo di spezie, agrumi e mandorle, e arricchiscono la freschezza del sorso.
Assaporerete, con me, il gusto di un vitigno antico, tipico di questo territorio, unico e raro.
Un autentico tesoro di questa terra.
Mi presto ad abbinamenti diversi: formaggi freschi e molli, carni bianche e salumeria mista, baccalà alla ghiotta, i piatti gustosi e saporiti della cucina tradizionale siciliana.

CALICI DI STORIA

Sorsi di Sicilia

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