Chi ha inventato il vino e quando?
Perché il vino è tanto speciale? In parte perché nel corso di quasi tutta la sua storia, e quindi della storia dell'uomo, è stato la sua unica fonte di conforto e di coraggio, la sua sola medicina ed antisettico, il suo solo rimedio per rinfrancare lo spirito stanco e sollevarsi al di sopra di se stesso quando era rattristato e affaticato. Il vino è stato, per millenni, il più grande lusso dell'umanità
Hugh Johnson, Il vino. Storia, tradizioni, cultura.
Transcaucasia o Caucaso del sud.
Nell’antica regione che si estendeva lungo la catena montuosa del Caucaso e che comprendeva la Georgia, l’Armenia e l’Azerbaigian ha avuto inizio, secondo gli studiosi, la coltivazione della vite o vitis vinifera, “portatrice di vino”. Qui, con molta probabilità, i grappoli d’uva furono pigiati per la prima volta e gli uomini, più o meno fortuitamente, “inventarono” il vino.
Siamo circa 8000 – 6000 anni prima di Cristo.
Secondo gli archeologi, che si sono basati sul rinvenimento di residui di semi di uva come prova di una primitiva e rudimentale produzione di vino, essa risale all’inizio del Neolitico. Lo studio dei semi permette di identificare tratti morfologici che si trovano solo nell’uva coltivata e di ipotizzare, quindi, il momento del passaggio dalla vite selvatica a quella coltivata.
I semi più vecchi, datati con il metodo del carbonio 14, furono scoperti nella Georgia meridionale e risalgono al 7000-5000 a.C. Sempre in Georgia e, in particolare, nella zona di Tbilisi, grazie a un team composto anche da cinque italiani, furono rinvenute tracce di acidi malico, citrico, succinico e tartarico, la prova inconfutabile della presenza di vino e del radicamento della coltura della vite in queste aree fin dall’antichità più remota.
Chi è stato il primo a produrre il vino?
Per trovare la “cantina” vinicola più antica del mondo, dobbiamo raggiungere l’Armenia e fermarci nella regione di Areni, a circa due ore dalla capitale Yerevan: al centro di un piccolo agglomerato agricolo, in un contesto ambientale prettamente collinoso, si dischiude una rigogliosa oasi verde coltivata a frutteti e vigneti, con pochi edifici e un fiumiciattolo che nutre la vegetazione dei dintorni. In questa zona si produce il vino di Areni, ricavato da uno dei vitigni più apprezzati di tutta l’Armenia, forse il più antico al mondo, coltivato nella regione di Areni da secoli, da cui si ricavano vini rossi leggeri e corposi.
A sostegno di questa tesi, nel 2007 gli archeologi scoprirono i resti di una cantina risalente al IV-III millennio a. C. all’interno di una grotta del villaggio di Areni dove, tra i numerosi reperti archeologici, rinvennero anche strumenti utilizzati per fare il vino, tappi e recipienti in ceramica, perfino una grande vasca all’interno della quale si pigiava l’uva, a conferma dell’antica tradizione enologica armena, iniziata forse circa 8000 anni fa, e che la Vitis Areni è stato uno dei primi vitigni utilizzati per la vinificazione e la produzione di vino: il vino di Areni, infatti, le cui tracce risalgono a 6100 anni fa e le prime testimonianze al V millennio a. C., è considerato il vino più antico del mondo.
Nel IV sec. a. C., mentre – nell’Anabasi – descrive la ritirata dell’esercito ellenico da Babilonia, Senofonte racconta che i mercenari passarono per l’Armenia meridionale e si accamparono nei pressi di case molto ricche di viveri e di vino, “che tenevano in cisterne rivestite di calce”.
A pensarci bene, è fuorviante parlare di “invenzione” del vino. Così come la vite cresceva selvatica – si pensa che esista da 200 milioni di anni, diffusa in diverse parti della Terra – il vino è sempre esistito: devono essere bastati dei grappoli d’uva lasciati dagli uomini primitivi in un contenitore ad avviare la trasformazione del succo in una grezza bevanda piacevole e inebriante.
Mito ed etimologia: che origine ha il vino?
La tradizione ebraico – cristiana, con la figura di Noè, ci conduce al Monte Ararat, sulla cui cima si arenò l’Arca di Noè dopo il Diluvio Universale.
La Genesi racconta di come Noè “cominciò a lavorare la terra, e piantò una vigna. E, avendo bevuto del vino, si inebriò e giacque scoperto nella sua tenda. E Carn, padre di Canaan, avendo veduto le vergogne di suo padre, andò fuori a dirlo ai suoi due fratelli”. Qui, tra le odierne Turchia e Armenia, nella regione dove Noè piantò una vite e si ubriacò della bevanda prodotta, secondo gli archeologi, ebbe origine il vino.
Per quanto riguarda l’etimologia, difficile risalire con certezza all’origine della parola “vino”, cui si attribuisce una derivazione dalla radice indoeuropea “win”, “bere”. Tante le teorie: dal sanscrito “vena”, la cui radice “ven” significa “amare” oppure dalla radice “vi”, “attorciagliarsi”, perché il vino è il frutto della pianta che si attorciglia; dall’ebraico antico “iin”, che ritroviamo nel greco “oinos” e nel latino vinum.
In georgiano vino è, ancora oggi, “gwino”, forse l’etimo originario della parola. Secondo Sir John Chardin, viaggiatore francese che descrisse il suo viaggio in Georgia nel 1686, “non vi è altro paese al mondo in cui si beva più vino, o miglior vino”.
Altri studiosi suggeriscono che la parola possa derivare dalla radice celtica “win-” o dalla radice germanica “win-“, che significa “bianco” o “verde”, con riferimento alla colorazione dell’uva o del vino. Secondo un’altra ipotesi, forse la più accreditata, la parola “vinum” discende dal termine greco “foinos”. tipica del dialetto eolico che si parlava, per esempio, nell’isola di Lesbo: il digamma “F” fu poi ereditato dagli Etruschi con un suono assimilabile a quello della “v”, che ritroviamo nel latino “vinum”.
Nelle fertili colline ai piedi delle montagne del Caucaso, per i Romani “la fine di tutte le terre”, la vite fu coltivata per la prima volta nella storia, come sembrano dimostrare le tracce rinvenute in Georgia e in Armenia risalenti a circa 8000 anni fa. Da qui, nel 5000 a. C., la viticoltura si diffuse nella Mesopotamia, dove Sumeri e Babilonesi iniziarono a produrre vino da vite non selvatica e a usarlo con finalità mediche e sacre. Questi popoli credevano che il frutto della vite fosse un dono degli dei. In particolare, la vite per i Sumeri era anche il simbolo dell’esistenza umana: l’ideogramma con cui indicavano la vita era proprio una foglia di vite stilizzata e, nella celebre epopea di Gilgamesh, l’incontro tra la “donna della vigna” e l’eroe Gilgamesh rappresenta la ricerca dell’immortalità.
“Vive presso il mare la donna della vigna, colei che fa il vino; Siduri siede nel giardino sulla riva del mare con la coppa d’oro e i tini d’oro che gli Dei le diedero”.
Dall’Asia Minore, la coltivazione della vite si diffuse nelle terre affacciate sul Mediterraneo, quello stesso mare “color del vino” attraverso cui i Greci giunsero in Sicilia e diffusero le migliori pratiche per la produzione del vino, di cui furono unici e grandi maestri.
Con la sua millenaria storia, viva ancora oggi attraverso le tecniche di produzione contemporanee e attraverso la cultura che continua a evolversi, il vino ci accompagna costantemente in un viaggio a ritroso nei secoli. Un’esplorazione che possiamo intraprendere ogni volta che stappiamo una bottiglia e ne degustiamo il contenuto, visitiamo una cantina e ne scopriamo i vitigni, il territorio, le tecniche di vinificazione, luoghi del vino in cui la tradizione e la storia si intrecciano nella creazione di vini di qualità.
FONTI
Hugh Johnson, Il vino. Storia, tradizioni, cultura. Roma, Orme Editori Srl, 2012.
Ian Tattersal, Il tempo in una bottiglia. Storia naturale del vino. Torino, Codice edizioni, 2014.
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