La Cuccia di Santa Lucia: il racconto storico, il miracolo e la festa.
Pi Santa Lucia a jurnata crisc quant un cocc’ d’ cuccia
Detto popolare
La città si sveglia in festa il 13 dicembre.
Fin dalla mattina le campane del Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa risuonano per tutta la città con gioia e vigore.
Siracusa, in questo giorno, si stringe intorno a Santa Lucia: la martire Lucia, Santa patrona della città, protettrice degli occhi e della vista, portatrice di luce.
La vite della giovane Lucia si spense dopo il suo martirio nel 304 d. C., durante le grandi persecuzioni ai cristiani del regno di Diocleziano, ma lo splendore della sua anima e il suo fulgido esempio di fede incrollabile illuminano e custodiscono ancora la sua città natale.
Nel suo nome si invocano grazie, si cerca saggezza e si fanno voti.
Santa Lucia protegge tutti.
Il 13 dicembre, a Siracusa, è il giorno della grande processione dedicata a Santa Lucia: il simulacro argenteo della Santa viene portato a spalla per le vie della città, dalla Cattedrale fino alla Basilica di Santa Lucia extra moenia, nel quartiere della Borgata, dove rimarrà fino all’Ottava, quando percorrerà la strada a ritroso e ritornerà nel quartiere di Ortigia.
Il culto di Santa Lucia a Siracusa è antico: Lucia era originaria di una nobile famiglia patrizia ed era nata a Siracusa nel 283 d.C. Consacrata fin da fanciulla alla fede cristiana, in nome della quale e del voto fatto affrontò il martirio e la morte, raccontati anche da Caravaggio nel suo “Seppellimento di Santa Lucia”. Nel 590, Papa Gregorio Magno inserisce Lucia nel Canone della Messa.
Il 13 dicembre si ricorda un voto fatto dai siracusani durante una carestia che colpì la città nel 1763, proprio nel periodo in cui, secondo lo storico Giuseppe Capodieci, si esponeva il simulacro di Santa Lucia per commemorare il terremoto del 1693. Durante l’omelia, la città invocò la protezione della Santa e, come per miracolo, il giorno dopo apparve in porto una nave carica di frumento. Poco dopo ne apparvero altre, al punto che Siracusa si ritrovò con tanta abbondanza di grano da poter gridare al miracolo.
Si racconta anche che il comandante di una di quelle provvidenziali navi sostenesse di non aver alcuna intenzione di entrare nel porto di Siracusa, ma di essere stato costretto per via dei venti e delle correnti; aggiunse, inoltre, di aver scoperto solo dopo aver gettato l’ancora di trovarsi a Siracusa e di essere guarito da una malattia agli occhi che lo affliggeva da tempo appena entrato in porto.
Per la fame patita, i siracusani consumarono il frumento bollito, senza nemmeno macinarlo per farne farina: per questo motivo il 13 dicembre, in occasione della festa dedicata alla patrona, non si mangia pasta né pane e si prepara una pietanza antica e tradizionale, la cuccìa di Santa Lucia, in memoria del miracolo che la Santa concesse alla città salvandola dalla carestia e dalla fame.
Era usanza, inoltre, spargere la cuccia sui davanzali, sui tetti e nelle stalle, affinché anche gli animali avessero la loro parte.
Secondo un vecchio detto, per Santa Lucia la giornata cresce quanto un chicco di cuccia, con riferimento alla cuccia siciliana: in realtà le giornate cominciano ad allungarsi il 22 dicembre e non il 13, perché il 21 dicembre, giorno del Solstizio d’inverno, è il più corto. Nella tradizione popolare coincide con il 13 dicembre perché è il giorno dedicato a Santa Lucia, protettrice della luce.
Fede, devozione e tradizione nella cuccìa di Santa Lucia
In Sicilia, il culto di Santa Lucia si sovrappone al culto pagano di Demetra o Cerere, dea del grano: il termine cuccia ha un legame con il greco antico kokkion e kokkìa, “chicchi” o “grani”, si ricollega al puls degli antichi Romani, la farinata di grano che usavano per le loro minestre, ed è uno dei piatti più antichi della tradizione siciliana.
Il frumento è sempre stato simbolo di fertilità e abbondanza. Una simbologia che la cuccia sembra portare con sé nel tempo perché era un piatto semplice, povero e, allo stesso tempo, beneaugurante: con spirito di comunità, si distribuiva a familiari, ai parenti, agli amici, ai vicini.
In origine, la cuccia era semplice grano intero lessato e condito con olio. Si consumava il giorno dedicato alla Santa, durante il quale si evitava di mangiare pane o altro cibo in segno di devozione alla Santa e pentimento. Come spesso accade nella tradizione culinaria siciliana, ne sono nate poi diverse versioni: salata, con latte, con il vino cotto, con miele, con i legumi, con la ricotta.
A Siracusa, il giorno di Santa Lucia si mangia la cuccia dolce con la ricotta e, negli ultimi anni, anche con la variante al cioccolato.
La Cuccia di Santa Lucia: ricetta e abbinamento vino
Considerato a tutti gli effetti il dolce devozionale più tipico e importante della Sicilia, la ricetta della cuccia di Santa Lucia è semplice ed essenziale e la preparazione è davvero rapida: si prepara una crema a base di ricotta e zucchero che si mescola al frumento bollito, si aggiungono i canditi misti e le gocce di cioccolata.
Poiché il vino dolce è l’origine e l’essenza stessa del vino, per un dolce così speciale e antico come la cuccia di Santa Lucia vi consigliamo di abbinare un vino dolce come il nostro Don Nuzzo, Moscato di Siracusa, una sinfonia di miele, frutta matura, pesca gialla, albicocca risuona vibrante su placide note di fiori d’arancio, fichi e datteri, che arricchisce, esalta e completa la semplicità e il gusto della cuccia.
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