Vendemmia 2024

Per noi vignaioli, l’inizio della vendemmia è il periodo più atteso dell’anno. Un momento cruciale che abbiamo vissuto, in queste settimane, con frenesia e un pizzico di ansia. La natura, come sempre, ha dettato le sue regole e ci ha spinto ad anticipare di qualche giorno la tabella di marcia per la raccolta dell’uva. In questo articolo, vi raccontiamo l’esperienza della vendemmia di quest’anno, con il conforto delle antiche memorie, mediate dalla parola, e la suggestione delle immagini del presente.
Il racconto della vendemmia 2024

VENDEMMIA 2024

Un racconto tra immagini, parole e antiche memorie

Noi contadini raccogliamo lieti i tuoi doni, dolce Bacco, e gettiamo in alto le braccia, già rese deboli dal vino, tra Satiri sfrenati e Pan dalla doppia figura. Così cantiamo e ti invochiamo come Menalio, come Bacco, come Lieo, padre [...] affinché il tino fermenti

È tempo di vinnigni, dicevano i vecchi contadini siciliani.
La vendemmia era speranza, ricchezza e prosperità, il coronamento di tanto sacrificio e duro lavoro.
Nel rigido calendario dettato dalla natura, la raccolta dell’uva era un momento fondamentale, in cui si riponevano le aspettative per il futuro.
Sebbene i tempi siano cambiati, immutate sono le emozioni, l’attesa, l’impegno che accompagnano ogni nostra attività in vigna in vista di questo appuntamento con i grappoli che fanno capolino tra i tralci: sono momenti di fermento, c’è più trambusto e più folla del solito, un’atmosfera sospesa tra la soddisfazione di avere raggiunto questo traguardo, la curiosità per i nuovi vini che nasceranno dalle uve raccolte e la gioia della festa perché ci si ritrova insieme a lavorare.

QUAND’È IL PERIODO DELLA VENDEMMIA?

La vendemmia in Sicilia è la più lunga d’Italia: circa 100 giorni, con inizio a luglio e conclusione a novembre sulle alture dell’Etna. Inizia, di norma, con le varietà precoci a bacca bianca e prosegue fino ad autunno inoltrato.

Quest’anno, nella nostra regione, la vendemmia è cominciata ufficialmente a metà luglio, con un anticipo di circa dieci-quindici giorni: secondo Coldiretti, si tratterebbe di un’annata «con le maggiori incognite degli ultimi anni». 

In questa Italia divisa a metà, con temporali e instabilità al Nord, il caldo e la siccità al Sud, se da una parte hanno scongiurato il pericolo peronospora, flagello della vendemmia dello scorso anno, hanno dall’altra indotto i produttori di vino siciliani a iniziare la raccolta dell’uva in anticipo rispetto alla normale tabella di marcia. Secondo Assovini Sicilia, cui la nostra cantina è da anni associata, «un inverno e una primavera caldi, privi di piogge, hanno promosso un precoce germogliamento e, di conseguenza, un’anticipazione di tutte le fasi fenologiche e fisiologiche della vite. Nonostante le condizioni siccitose, non sono presenti segni di stress idrico e le uve sono perfettamente sane e integre».

La qualità dell’uva si conferma eccellente, come riconosce il nostro Sebastiano Gulino, che aggiunge «il caldo è stato continuativo e, per questo motivo, abbiamo deciso di anticipare la raccolta del Moscato di Siracusa di almeno un paio di settimane. Di solito cominciamo la vendemmia di questo vitigno subito dopo Ferragosto, ma quest’anno siamo partiti il 7 agosto. Stessa storia per Syrah, la cui raccolta è iniziata la settimana dopo Ferragosto, e Nero d’Avola, la cui raccolta è invece iniziata il 26 agosto, nonostante queste uve si vendemmino a settembre».

PERCHÉ SI DICE "VENDEMMIA"?

Il termine vendemmia deriva dal latino ed è il risultato della fusione dei termini vinum e demere (levare).
Nell’antica tradizione romana la raccolta dell’uva coincideva con la festa dei Vinalia Rustica, il 19 agosto.
Durante queste celebrazioni, dopo i sacrifici rituali per propiziare l’abbondanza del raccolto, il sacerdote – il Flamen Dialisstaccava il primo grappolo e dava ufficialmente inizio alla vendemmia. A Bacco, la divinità cui si dedicavano tutti i riti della giornata, si offriva la suffimenta, una focaccia di fave e miglio macinato cosparsa di mosto.
Durante le vendemmia si beveva il primo succo di uva: un auspicio per la corretta fermentazione del vino e perché tutte le pratiche di cantina e la conservazione del vino nei recipienti si svolgessero senza particolari intoppi.

COME SI FACEVA LA VENDEMMIA UNA VOLTA?

Nella nostra terra, la raccolta dell’uva era il sostegno di intere famiglie che, intorno alla vendemmia, costruivano la loro fortuna e prosperità per il futuro: era un momento di festa che coinvolgeva tutta la comunità: parenti, vicini, amici partecipavano, comprese le donne che, di solito, erano escluse dalle attività agricole. Si iniziava a vendemmiare a settembre nelle zone marine e a novembre in quelle di montagna.

Nei campi, tra i filari delle vigne, risuonava la voce altisonante del capofila che, con la formula rituale sia lodatu e ringraziatu lu santissimu e divinissimu Sagramentu!, a cui tutti rispondevano in coro sempri sia lodatu!, dava ufficialmente il via al lavoro.

Mentre tutti erano chini a tagliare i grappoli, esplodeva una genuina allegria che accompagnava quel momento di fatica e, allo stesso tempo, di gioia. Tutto era lecito, durante la vendemmia: canti licenziosi, versi ambigui, frasi allusive e doppio sensi, ingiurie e prese in giro. Non c’erano gerarchie, ci si prendeva in giro a vicenda e tutti stavano al gioco, perché così si teneva alto il morale e si lavorava con affiatamento e buona lena.

In fin dei conti, infatti, travagghiu di vinnigna ti signa, ti sgrigna, t’alligna e ti spigna (il lavoro della vendemmia ti ammaestra, ti diletta, ti rinvigorisce e ti leva i debiti).

CHE COSA SI FA DURANTE LA VENDEMMIA?

Come ci insegna la saggezza del passato, la vendemmia è un lavoro di squadra che impegna tutti.
La sveglia è all’alba e ci si ritrova tra i filari al mattino presto, per svolgere il grosso del lavoro nelle ore più fresche della giornata.

Dopo un caffè rigenerante e una ricca colazione, armati di buona volontà e di cesoie da vendemmia, il rituale si ripete: le mani esperte trovano il punto giusto per tagliare, eliminano le foglie superflue e gli acini ormai secchi, convogliano con delicatezza il grappolo intatto nelle cassette colorate già predisposte a raccogliere questo tesoro. Un lavoro rapido, ma certosino, che presuppone manualità ed esperienza.

Quasi a volerci attenere ai precetti degli antichi, che utilizzavano strumenti simili a coltelli e lame a uncino per recidere con precisione il grappolo e non intaccarne l’integrità, nella nostra cantina abbiamo scelto – e continuiamo a farlo – di non avvalerci di mezzi meccanici per la raccolta dell’uva. Il processo meccanico è sicuramente più veloce, ma rischioso: si possono danneggiare i grappoli, avviando accidentalmente la fermentazione che, complici anche le alte temperature, è immediata, e si può compromettere la qualità stessa del vino, che perderebbe una parte significativa degli aromi caratteristici dell’uva.

Con mani esperte e movimenti fluidi, le schiene chine a pulire i tralci per esporre e selezionare i grappoli, i vendemmiatori raccolgono l’uva e la ripongono nelle cassette per il trasporto.

Prima di raggiungere la cantina, però, una parte del nostro Moscato trascorre alcuni giorni su graticci di canne appositamente approntati per accogliere le sue uve, per un ulteriore passitura, come si faceva nell’antichità e come, tra gli altri, prescriveva Esiodo: “quando poi Orione e Sirio sono giunti in mezzo al cielo, e Aurora dita di rosa riesce a vedere Arturo, allora, o Perse taglia e raccogli in casa tutti i grappoli d’uva; esponili al sole per dieci giorni e dieci notti; poi, per cinque giorni tienili all’ombra, al sesto infine attingi il dono di Dioniso ricco di letizia, per versarlo nei recipienti”.

Trasportiamo il resto dell’uva raccolta, convogliata nelle cassette, in cantina, per le fasi successive alla vendemmia.

COSA SI FA DOPO LA VENDEMMIA? LA DIRASPATURA E LA PRESSATURA

L’uva vendemmiata passa nella diraspatrice: i raspi – la parte legnosa dei grappoli – vengono separati dagli acini perché, oltre ai naturali sentori di legno ed erba, sono ricchi di acqua e poveri di zucchero e possono abbassare il grado alcolico del vino. Dopo questa preliminare operazione di “pulizia”, si procede con la pigiatura dell’uva che sarà moderata per le uve bianche e più energica per le uve rosse.
Con la pigiatura, gli acini “scoppiano” e liberano così il loro succo. Passato nei silos, il mosto inizierà la sua fermentazione in cantina.

Un nuovo viaggio è cominciato.

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