Vini rossi siciliani famosi: il Nero d’Avola

Scoperta o riscoperta del Nero d'Avola tra i vini rossi siciliani di pregio? Continua la storia del Nero d'Avola e di come è diventato il "principe della viticoltura siciliana".
Vini rossi siciliani famosi il Nero d’Avola - Cantine Gulino

Vini rossi siciliani pregiati:
la riscoperta del Nero d’Avola

27 OTTOBRE 2019 – Mentre il mosto riposa in cantina, l’autunno tinge di giallo e rosso le foglie delle viti. I vigneti ci offrono un altro, meraviglioso spettacolo prima del riposo invernale.

Pensare che avremmo potuto irrimediabilmente perdere tutto questo, dopo la terribile epidemia di fillossera del 1800: ettari di vigneti distrutti e vitigni siciliani, storici e autoctoni, destinati all’oblio. Tra questi, anche il vino tipico siciliano Nero d’Avola, chiave di volta della viticoltura locale e regionale.

Dobbiamo attendere gli anni ‘80 e ‘90 per quel “miracolo siciliano” grazie al quale il vino siciliano Nero d’Avola, fino ad allora usato solo per il taglio e per dare corpo e struttura ad altri vini, sia elevato a produzione vinicola di tutto rispetto e in quanto espressione del tipico terroir della nostra zona.

Non è stato facile raggiungere questo traguardo fondamentale per la nostra viticoltura.

Il merito va a due piemontesi che si innamorarono del Nero d’Avola.
Dopo lunghi studi e attente analisi, misero in evidenza le peculiari caratteristiche di questo vitigno autoctono siciliano, le enormi potenzialità, soprattutto economiche, del vino e l’opportunità di dare finalmente alla Sicilia l’identità vinicola che aveva ormai perduto.

Nero d’Avola, il principe della viticoltura tra i vini rossi siciliani

Il Nero d’Avola in Sicilia ha una lunga storia.
I contadini lo chiamavano “Calabrese”.
Fu una vera scoperta per Franco Giocosa, giovane studente universitario che giunse in Sicilia negli anni Sessanta. Si convinse del valore e della qualità di questo vitigno al punto da decidere di rimanere nell’isola per completare i suoi studi e dedicare la sua tesi di laurea alle potenzialità economiche del Nero d’Avola come vino nobile da bottiglia e non più solo da taglio.

Un vero spreco, secondo Giocosa.

Il Nero d’Avola valeva di più.
Per dare corpo e sostanza alla sua idea, durante la sua collaborazione con l’azienda vinicola Duca di Salaparuta, raccolse l’uva di Nero d’Avola con l’intento, per la prima volta, di ricavrne un vino rosso Nero d’Avola in purezza.
L’impresa apparve subito ardua, richiese tempo, studio, impegno e sperimentazione continua. Per andare avanti, Giocosa aveva bisogno di una marcia in più.

Decise, allora, di coinvolgere nel suo progetto di valorizzazione del Nero d’Avola un altro piemontese, Giacomo Tachis, celebre enologo italiano che aveva studiato a fondo la viticoltura isolana e conosceva i vini tipici siciliani.

L’incontro tra Tachis è il Nero d’Avola è amore a prima vista:

Se qualcosa di grande nascerà in Italia nei prossimi anni nascerà qui.
E nascerà dal Nero d’Avola

Fu lui a coniare per il Nero d’Avola l’espressione “principe della viticoltura siciliana” e a cambiare radicalmente l’approccio a questo vitigno per troppo tempo relegato a un ruolo che non rendeva giustizia alle sue indubbie qualità.

L’impegno di Franco Gioiosa e la passione di Giacomo Tachis sono gli stessi che ogni giorno mettiamo nel nostro lavoro, nella cura dei nostri vigneti, delle uve e nel processo di vinificazione che sia sempre rispettoso delle caratteristiche e peculiarità del Nero d’Avola, per ottenere un vino all’altezza di ciò che questo vitigno oggi rappresenta tra i vitigni siciliani autoctoni e della sua reputazione.

Oggi, nella nostra cantina, produciamo due rossi: il Drus, Nero d’Avola in purezza, e il Fanus, blend di Nero d’Avola e Syrah.
Per il Drus in particolare, abbiamo scelto un termine latino che significa “quercia” a sottolineare le antiche radici di questo vitigno storico e il suo legame con il luogo dove oggi sorge la nostra azienda, nel quale originariamente esisteva un querceto.

La raccolta dell’uva si effettua tra la seconda e la terza decade di settembre, anche se quest’anno il Nero d’Avola si è fatto attendere. La vendemmia si svolge in due momenti distinti: durante il primo, raccogliamo solo una piccola quantità di uva che mettiamo ad appassire sui graticci di canne; dopo qualche giorno, facciamo la vendemmia generale di Nero e portiamo l’uva raccolta in cantina per i consueti passaggi successivi, diraspatura e pressatura. A questo punto, uniamo le uve passite, frutto della prima raccolta, alle altre uve: questa pratica conferisce profumi, corpo, colore.

Il vino ne risulta rafforzato.

Il mosto così prodotto riposa, poi, in silos per circa una quindicina di giorni a contatto con le bucce, assumerà la tipica colorazione rossa e, dopo un percorso ancora lungo, diventerà un eccellente Nero d’Avola, tra i migliori vini siciliani.

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